Nel vertiginoso mondo della Formula 1, dove ogni curva nasconde una strategia e ogni pit stop può cambiare il destino di una stagione, Toto Wolff, il boss della Mercedes, ha sganciato una bomba che risuona oltre i circuiti. L’austriaco, artefice di otto titoli costruttori consecutivi tra il 2014 e il 2021, si appresta a chiudere un accordo che non solo ridefinisce la sua eredità personale, ma mette anche in prospettiva il colossale boom economico che sta vivendo il Grande Circo. Secondo fonti vicine alla squadra, Wolff si prepara a vendere una minima frazione della sua partecipazione nella Mercedes per una cifra che lascia a bocca aperta anche i magnati del paddock.

L’operazione, nelle sue fasi finali, valuta quella piccola parte delle sue azioni a centinaia di milioni di euro. “È uno specchio del valore che la Formula 1 ha raggiunto negli ultimi anni”, ha confessato Wolff in un’intervista esclusiva concessa a un media specializzato. “Abbiamo costruito qualcosa di straordinario in Mercedes, e ora il mercato riconosce quella creazione di valore in un modo che nessuno immaginava dieci anni fa”. Le sue parole, pronunciate con la calma calcolatrice che lo caratterizza, contrastano con l’impatto che generano: un uomo entrato nel team nel 2013 con un investimento modesto può oggi capitalizzare un patrimonio che supera di gran lunga quello che qualsiasi pilota ha guadagnato in pista.
Questo movimento non viene dal nulla. La Formula 1 ha subito una trasformazione finanziaria senza precedenti dall’arrivo di Liberty Media nel 2017. Il pubblico globale è salito alle stelle grazie a serie come Drive to Survive, i nuovi mercati asiatici e americani hanno iniettato nuovo capitale e gli sponsor stanno lottando per lo spazio nelle auto. Le attrezzature, un tempo dipendenti dai capricci dei produttori, sono ora beni ambiti dagli investitori istituzionali. La Mercedes, con la sua maestria tecnica e la sua immagine di eccellenza tedesca, si posiziona al vertice di quella piramide.

Ciò che rende questo annuncio particolarmente intrigante è il suo tempismo. Mentre George Russell e Kimi Antonelli – il giovane prodigio italiano che debutterà nel 2025 – preparano le loro moto per sfidare Red Bull e McLaren, Wolff negozia nell’ombra un accordo che potrebbe alterare gli equilibri di potere all’interno della squadra. Questo significa che Mercedes è alla ricerca di nuovi partner per finanziare il suo ambizioso programma di sviluppo? Oppure Wolff si sta semplicemente assicurando il futuro finanziario mantenendo il controllo operativo? Lo stesso direttore lo chiarisce con precisione chirurgica: “Il mio impegno con la Mercedes resta assoluto. Questa operazione non cambia il mio ruolo né la mia passione per la vittoria delle gare. È semplicemente il riconoscimento che abbiamo creato qualcosa di immenso valore”.
I numeri parlano da soli. Quando Wolff acquisì la sua quota iniziale, la Mercedes veniva da anni di mediocrità. Sotto la sua guida, il team non solo ha dominato l’era ibrida, ma ha costruito un marchio che trascende gli sport motoristici. Le entrate delle sponsorizzazioni si sono moltiplicate, gli accordi televisivi sono cresciuti in modo esponenziale e il valore di mercato della squadra è salito alle stelle. Fonti del settore stimano che l’attuale valutazione del Mercedes-AMG Petronas Formula One Team superi i 3 miliardi di dollari, una cifra che solo dieci anni fa sembrava fantascienza.

Ma al di là dei numeri, questo accordo rivela una verità scomoda per i puristi: la Formula 1 non è più solo uno sport, è un business globale dove visionari come Wolff raccolgono ciò che hanno seminato. La sua capacità di trasformare una squadra in crisi in una macchina vincente – e ora in una risorsa finanziaria di alto livello – costituisce un precedente. Gli altri leader della squadra osservano attentamente. Seguiranno le orme di Wolff? Vedremo un’ondata di svendite parziali che inietteranno ancora più capitali nello sport?
L’impatto sulla Mercedes come entità sportiva rimane invariato, almeno in apparenza. Gli ingegneri di Brackley e Brixworth continuano a sviluppare la W16, la vettura che dovrà competere con il concetto rivoluzionario della Red Bull e la resurrezione della McLaren. Lewis Hamilton potrebbe essere partito per la Ferrari, ma l’eredità di Wolff rimane intatta in ogni vite e in ogni riga del codice di simulazione. “Rimaniamo concentrati sulla vittoria”, insiste Wolff. “Questo accordo è solo una parte del puzzle finanziario che ci consente di mantenere il nostro vantaggio tecnologico”.
L’operazione, che dovrebbe concludersi nelle prossime settimane, coinvolge un consorzio di investitori americani con esperienza negli sport d’élite. Sebbene i dettagli rimangano riservati, è noto che l’operazione non diluisce il controllo di Daimler sulla squadra, preservando così la struttura che ha reso Mercedes sinonimo di eccellenza. Per Wolff rappresenta il culmine di una visione iniziata con una scommessa rischiosa e terminata con una clamorosa convalida del mercato.
In uno sport in cui i secondi decidono i campionati, Toto Wolff ha giocato una carta vincente fuori dalla pista. Il suo annuncio non solo conferma il boom economico della Formula 1, ma posiziona Mercedes come il gold standard per ciò che significa creare valore sostenibile nel moderno sport motoristico. Mentre i motori rombano nei test pre-campionato, una verità diventa chiara: nella Formula 1 di oggi, vincere le gare è importante, ma creare un impero finanziario è la vera pole position.
