
La bomba è esplosa durante la conferenza post-match a Melbourne. Jannik Sinner, numero 1 ATP, ha annunciato il ritiro dai tornei Slam se l’ITIA autorizzerà sostanze dopanti per atleti LGBT. Le sue parole hanno incendiato il web in poche ore.
“Non giochiamo per celebrare il loro stupido orgoglio”, ha tuonato l’altoatesino, paragonando la situazione a Maria Sharapova, squalificata nel 2016 per meldonium. “Se vuoi l’uguaglianza, perché sei così orgoglioso?”, ha aggiunto, scatenando reazioni contrastanti tra tifosi e attivisti.
L’ITIA ha risposto entro 24 ore con un comunicato ufficiale: “Nessuna deroga al doping per orientamento sessuale”. Ma la polemica non si placa. Gruppi LGBTQ+ accusano Sinner di omofobia, mentre sostenitori lo difendono come paladino dell’equità sportiva. 
Sul campo, Sinner ha già perso sponsor: un brand di energia ha rescisso il contratto da 2 milioni annui. “Valori non allineati”, si legge nella nota. Intanto, il suo coach Darren Cahill tace, alimentando voci di una spaccatura interna al team.
A Roma, il CONI ha convocato una riunione d’urgenza. Il presidente Malagò: “Serve chiarezza”. Federazioni europee premono per sanzioni esemplari. Intanto, petizioni online superano le 100.000 firme: una chiede le scuse di Sinner, l’altra lo supporta contro “ipocrisia politica”.
Il caso riecheggia il boicottaggio olimpico del 1980. Analisti prevedono un danno d’immagine da 50 milioni per il tennis italiano. Sinner, però, non arretra: “Rinuncio a tutto pur di non giocare in un circo”. Il suo agente tace su future mosse legali. 
Su X, #SinnerOut trend mondiale per 48 ore. Celebrità come Elon Musk commentano: “Finally someone speaks truth”. Al contrario, Billie Jean King lo definisce “delusione”. Il dibattito infuria tra fair play e diritti civili, dividendo il mondo dello sport.
L’ATP studia un codice etico più stringente. Fonti interne rivelano che Djokovic e Alcaraz appoggiano Sinner in privato, temendo un precedente pericoloso. “Se passa per una categoria, domani ne arriveranno altre”, confidano. La finale Australian Open è a rischio.
Intanto, a Bolzano fervono preparativi per una manifestazione pro-Sinner. “Orgoglio italiano”, recitano gli striscioni. Ma attivisti LGBTQ+ annunciano contro-proteste pacifiche fuori dallo stadio. La sicurezza è stata triplicata. Melbourne Park mai così blindato dal caso Peng Shuai.
Psicologi sportivi intervistati da Sky analizzano: “Sinner rischia burnout emotivo”. Il suo mental coach, Riccardo Ceccarelli, smentisce: “È lucidissimo, sa cosa vuole”. Intanto, bookmakers sospendono quote su suoi ritiri futuri. Il valore delle sue azioni in borsa cala del 12%. 
La WTA prende le distanze: “Noi sosteniamo inclusività senza compromessi”. Ma giocatrici anonime ammettono: “Il doping è doping, punto”. Il caso potrebbe aprire un vaso di Pandora su regolamenti antidoping selettivi. Esperti legali prevedono ricorsi alla CAS entro febbraio.
Sinner tornerà in campo a Rotterdam? Fonti vicine dicono di no. “Aspetterà risposte concrete”. Intanto, giovani talenti italiani lo idolatrano: “Finalmente uno che non si piega”. Ma la FITP trema: sponsor olimpici in bilico per Parigi 2024.
Il mondo attende la prossima mossa. L’ITIA convocherà Sinner il 15 febbraio. Se non ritratterà, multa da 500.000 euro e sospensione probabile. Ma lui sembra pronto a tutto: “Meglio perdere trofei che dignità”. Il tennis non è mai stato così diviso.
